IL PERCORSO ESPOSITIVO

183 opere ospitate in 14 ambienti

Alla fine del 2017 la Fondazione Luciano Sorlini ha disposto la ricongiunzione, a Calvagese, dell’intera Collezione di dipinti, suddivisi tra gli arredi del Palazzo di Venezia sul Canal Grande e nel Castello di Montegalda vicentina. Alle opere già presenti si sono uniti 84 dipinti, principalmente veneziani e veneti del XVII e XVIII secolo. A Venezia erano collocate le maggiori opere di Gaspare Diziani, Gian Battista Pittoni, Marco e Sebastiano Ricci, Gianantonio Pellegrini e Gianantonio Guardi.

L’insieme delle 154 opere spettanti alla Fondazione Luciano Sorlini e quindi al MarteS si è ricomposto, arricchito delle 29 opere che i figli, solidali con il progetto paterno, hanno deciso di depositare nel Museo nonostante a loro espressamente assegnate.
Questo insieme di dipinti antichi rappresenta, nella sua omogenea identità di appartenenza culturale, il segno distintivo del gusto, dell’intuito e dell’orientamento collezionistico di Luciano Sorlini.

Rispetto alle scelte iniziali, connesse soprattutto alla pittura veneziana del XVIII secolo, Luciano Sorlini affinò sensibilmente il proprio istinto, che lo guidò nella scelta di dipinti non solamente veneziani. È il caso dei due straordinari fondi oro, uno del trecentesco artista noto come Maestro di Panzano, l’altro di Gherardo Starnina (attivo a Firenze tra il 1387 e il 1409). Sorprendente la tavola del pittore ferrarese del Cinquecento Ludovico Mazzolino (già Collezione Costabili) raffigurante la Sacra Famiglia con i Santi Sebastiano e Rocco (1511), la Giuditta con testa di Oloferne del forlivese Marco Palmezzano (1459-1539) e il capolavoro assoluto di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto (1698-1767) raffigurante la Vecchia contadina (già Collezione Monti della Corte). Eccezionali i recuperi del polittico di Callisto Piazza da Lodi (1500-1561) raffigurante la Natività e Santi (1524) proveniente dalla Chiesa bresciana dei Santi Simone e Giuda Taddeo e delle portelle d’organo di Carletto Caliari (1470-1596) provenienti dalla Chiesa veneziana di San Nicola dei Mendicoli, oggi collocate sulla parete dello Scalone d’ingresso al MarteS.

La Galleria

LA GALLERIA

Si tratta del primo grande ambiente ed esibisce opere pittoriche del Settecento veneziano. L’allestimento suggerisce una disposizione “a quadreria”, sottolineando lo scopo per il quale Luciano Sorlini comincia ad acquistare dipinti, ovvero arredare con decoro le proprie abitazioni.
Tra le opere si segnalano in particolar modo La Verità svelata dal Tempo di Sebastiano Ricci (1659-1734), il Cristo e la Samaritana di Giandomenico Tiepolo (1727-1804), l’Angelo della Fama di Giambattista Tiepolo (1696-1770) e Il trasporto dell’Arca dell’Alleanza del meno noto, ma raffinatissimo, Giovanni Battista Crosato (proveniente dalla Collezione parigina di Alvar Gonzales-Palacios). Notevole il gruppo di opere di Gaspare Diziani (1689-1767).
Tre eccezionali lampadari veneziani in vetro colorato rendono questo grandioso ambiente di particolare impatto, anche grazie ad alcuni significativi arredi lignei come la console con specchiera e le seggiole veneziane, in legno laccato azzurro, realizzate nel Settecento per la famiglia Dolfin. Perfettamente funzionante l’orologio da tavolo italiano del periodo Luigi XV, proveniente da Palazzo Sorlini sul Canal Grande.

Stanza di Pietro e Alessandro Longhi

Stanza di Pietro e Alessandro Longhi

In questo ambiente ritroviamo opere di Pietro Longhi, sia ritratti che opere di genere come le due tele raffiguranti L’allegra compagnia e La polenta. Il figlio di Pietro, Alessandro, fu molto ricercato come ritrattista ed è qui presente il Ritratto ufficiale di Francesco Grimani, affiancato dai due bozzetti preparatori. Notevoli le due opere di Jacopo Amigoni (Napoli 1682-Madrid 1752): l’Immacolata Concezione e il Ritratto del Marchese de La Ensenada, già di proprietà del più famoso cantante lirico settecentesco della storia, Carlo Brioschi detto Farinelli.

Saletta dei paesaggi

Saletta dei paesaggi

Luciano Sorlini non amava particolarmente le vedute, prediligendo invece i paesaggi. Sono qui accolte alcune curiose battaglie di Francesco Simonini e paesaggi di Marco Ricci, Canaletto, Zais, Luca Carlevarjs. Assolutamente eccezionale il gruppo di opere eseguite su carta e tela di Giuseppe Bernardino Bison (1762-1844), a conferma della fortuna che il genere del paesaggio veneziano di matrice settecentesca godette anche nel XIX secolo.

Stanza della pittura barocca del Seicento

Stanza della pittura barocca del Seicento

Sono qui esposte le opere di alcuni dei maggiori artisti veneziani del periodo barocco a dimostrazione della ricerca condotta dai pittori che, dalla corrente tenebrosa, giunsero a schiarire la propria tavolozza sino ad introdurre il più tipico luminismo veneziano del XVIII secolo. Oltre alle opere di Pietro della Vecchia (1603-1678), Giulio Carpioni (1613-1678) e Girolamo Forabosco (1605-1679), particolare nota meritano la straordinaria tela di Andrea Michieli detto il Vicentino (1542 circa-1618) raffigurante Il Corteo della Dogaressa Morosina Morosini Grimani (proveniente dal Castello Turn Und Taxis di Duino presso Trieste) e una tela del veneziano Andrea Celesti raffigurante Santa Edvige Regina di Polonia  (Venezia 1637-Toscolano Maderno 1712), pittore che, trasferitosi sul Garda divenne uno dei più rinomati artisti seicenteschi attivi nel bresciano. Completano la stanza opere di Francesco Maffei (1605-1660) e Sebastiano Mazzoni (1611-1678).

Salone di Diana

Salone di Diana

Il grande salone accoglie un raro telero di Giacomo Ceruti già presso il Palazzo Arconati Visconti a Milano e raffigurante Diana scoperta da Atteone, a cui si accosta, per medesimo soggetto iconografico, la Diana di Gaspare Diziani che ben figurava nel “Salotto Rosso” del palazzo veneziano dei Sorlini. In questo vasto ambiente sono collocate opere di grandi dimensioni del Sei e Settecento come la pala con la Madonna del Carmelo di Antonio Balestra (1666-1740) affiancata da un’opera di carattere mitologico dello stesso artista e raffigurante Achille che consegna alla famiglia il corpo di Ettore (1734).
Notevoli anche il dipinto seicentesco di Alessandro Varotari detto il Padovanino (1588-1649) raffigurante Vulcano che scopre l’adulterio di Venere e Marte, Lot e le figlie di Pietro Liberi (1605-1687), la Primavera e l’Estate di Giulio Carpioni.
In questa stanza è evidente l’attenzione di Luciano Sorlini rispetto alla pittura di figura, innegabili i riferimenti erotici di cui è portatrice buona parte della pittura veneta e veneziana del Sei e Settecento.

Sala di Giambellino

Sala di Giambellino

Dopo il Salone di Diana si accede ad una stanza che accoglie una delle “icone” del MarteS, il dipinto su tavola eseguito da Giovanni Bellini che rappresenta il cambiamento di gusto di Luciano Sorlini come collezionista. Acquistata nel 2000, la Madonna con Bambino che fu dei Contini Bonacossi, è attorniata da alcune altre opere del primo Cinquecento, tra queste la Madonna di Bramantino (1456-1540), il Riposo durante la fuga in Egitto di Giovanni Gerolamo Savoldo (1480-1530), la Sacra conversazione di Domenico Campagnola (1500 circa-1564).
Anche l’illuminazione studiata ad hoc e la disposizione pausata dei dipinti concorrono ad evidenziare al visitatore il mutamento sia del gusto che delle finalità del collezionista, ormai determinato nella creazione di un Museo vero e proprio, luogo in cui poteva condividere la sua passione per il bello.

Stanza di Giuditta

Stanza di Giuditta

Questa stanza venne costruita nel XIX secolo, quando al corpo di fabbrica principale del palazzo si aggiunse un’ala domenicale; Luciano Sorlini scelse di abitare in questa porzione del palazzo.
Le pareti sono interamente decorate con paesaggi dell’Ottocento bresciano. La stanza è impreziosita da una Sibilla di Jacopo Palma il Vecchio e dalla Giuditta con la testa di Oloferne di Marco Palmezzano.
Sulla parete della scala trova posto un’ intensa opera raffigurante San Giovanni Battista eseguita da Battistello Caracciolo, artista napoletano del XVII secolo.

Saletta di Callisto Piazza da Lodi

Saletta di Callisto Piazza da Lodi

In questo ambiente figurano due gruppi di opere di Callisto Piazza da Lodi. Si tratta del polittico eseguito nel 1524 per la Chiesa bresciana dei Santi Simone e Giuda Taddeo raffigurante la Natività e Santi. Notevoli le due coppie di Santi, parti di un polittico eseguito ugualmente da Callisto Piazza da Lodi, già creduto opera di Moretto ma che testimonia invece l’adesione di Callisto Piazza allo stile del maggiore pittore bresciano del Cinquecento. L’eccentrico linguaggio di Romanino è invece ricordato dalla Cleopatra, opera di Francesco Prata da Caravaggio.

Studio di Luciano Sorlini

Studio di Luciano Sorlini

In questa stanza aveva sede lo Studio di Luciano Sorlini, che da qui organizzava sia la propria attività come imprenditore, sia quella di collezionista. La scrivania venne commissionata negli anni Quaranta del Novecento, mentre il gruppo di quattro poltrone Frau, rosse, ricordano la sensibilità del collezionista anche nei confronti del design moderno. Alle pareti due opere del fiammingo Lambert Sustris, una Madonna con Bambino e San Giuseppe attribuibile alla bottega di Paolo Veronese, una Natività dell’ambito di Tintoretto e una Crocefissione del veronese Paolo Farinati.

Stanza dei Fondi oro

Stanza dei Fondi oro

Nel 2001 Luciano Sorlini acquisì due straordinari fondi oro: si tratta di un trittico del senese Maestro di Panzano e una piccola ancona di Gherardo Starnina eseguita all’inizio del Quattrocento. Questi due dipinti attestano l’attenzione di Luciano Sorlini anche nei confronti dell’arte non veneziana. I fondi ori dialogano in questa stanza con il dipinto più antico della Collezione: la Pietà di Nicoletto Semitecolo, realizzata nel 1367 e parte di un polittico concepito per la Cattedrale di Padova.

Sala del Pitocchetto

Sala del Pitocchetto

Ecco due capolavori del pittore milanese Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto: il Bravo e la Vecchia contadina. Il pendant, proveniente dalla Collezione dei Baroni Monti della Corte, è considerato uno dei vertici della pittura della realtà lombarda e di soggetto pauperista del XVIII secolo. Accanto troviamo alcune teste di carattere e ritratti veneziani, che dimostrano quanto fossero diversi gli esiti raggiunti dalla Scuola veneziana e lombarda nel Settecento.

Salone di Francesco e Gianantonio Guardi

Salone di Francesco e Gianantonio Guardi

Il salone del piano terreno, dove si conclude il percorso espositivo, accoglie uno dei più interessanti cicli pittorici di collezione privata eseguiti da Gianantonio Guardi. Le sei tele (qui collocate personalmente da Luciano Sorlini) raccontano gli episodi salienti della Vita di Giuseppe ebreo, figlio prediletto di Giacobbe. Le tele, databili verso la metà del Settecento e portatrici di uno stile rococò di gusto internazionale, vennero realizzate per Villa Bombardini a Bassano del Grappa, all’inizio del Novecento vengono trasferiti a Venezia, in Palazzo Grassi, tra le raccolte Stucky e quindi verso il 1930 vennero acquistate dal principe Lutormirski.
Le opere di Gianantonio sono qui collocate accanto ad alcune opere del fratello Francesco, tra cui la notevole Pietà, considerata una pietra miliare per la comprensione dell’opera di Francesco Guardi figurista.

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